"Non sono d'accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu possa continuare a dirlo" - Voltaire

mercoledì 2 giugno 2010

- A volte mi chiedo cosa stiamo aspettando.

[Silenzio]

- Che sia troppo tardi, Madame...

Uno si fa dei sogni, roba sua, intima, e poi la vita non ci sta a giocarci insieme, e te li smonta, un attimo, una frase e tutto si disfa. Succede. Mica per altro, che vivere è un mestiere gramo. Tocca rassegnarsi. Non ha gratitudine, la vita, se capite cosa voglio dire. Gratitudine.

"Oceano mare" di A. Baricco

lunedì 31 maggio 2010

Henri Cartier-Bresson




"Photographier: c'est mettre sur la même ligne de mire la tête, l'œil et le cœur. C'est une façon de vivre."
H. Cartier-Bresson

OER

Accidenti, è passato più di un mese dall'ultimo post!!
Sarà il caso di mettersi in pari...

Ho letto gli assignments sulle OER solo stasera, e mi è subito venuto in mente una ricerca che ho fatto qualche giorno fa: stavo sprofondando nell'istologia quando mi è venuto in mente che a lezione avevano parlato di un certo "test di Brachet" di cui però nel libro non c'è alcuna traccia...e così mi sono messa a vagare su internet. Vaga di qua e vaga di là mi sono imbattuta in una spiegazione a mio avviso estremamente chiara ed esauriente.
Questo è il link: http://pst.chez-alice.fr/2fchromo.htm
Non è interamente dedicato a Brachet, bensì ai cromosomi, materiale genetico e reazioni varie. E' in francese, e magari questo può essere un ostacolo per qualcuno, ma per chi sa la lingua penso possa essere d'aiuto.

lunedì 26 aprile 2010

Social Networking

Appena letto l'assignment 5 coda sono subito corsa a spulciare aNobii e ovviamente mi sono anche iscritta. Adesso, pian piano, creerò la mia libreria. Mi piace molto e mi sembra veramente utile.
Amo leggere. Ma spesso vado in libreria e dopo aver vagato fra mille libri sono indecisa sulla scelta. Con Anobii spero di risolvere questo problema :-)

Anche Flickr è fra i miei preferiti, lo conosco da tempo e mi piace perdermi fra tutte quelle foto...alcune sono meravigliose! (invidio molto gli autori)

Al di là di tutte le polemiche sui rapporti che passano attraverso la rete invece che da un tavolino al bar davanti ad un caffè, questi social networks mi piacciono. Sono un modo pratico per condividere passioni e idee, per trovare consigli e per darne, per scoprire nuovi interessi.

mercoledì 21 aprile 2010

Bookmarks e marmellate!

Premesso che non sono una di quelle persone che a 5 anni smontavano computer e che a 10 studiavano linguaggi di programmazione, sono molto soddisfatta di questo "pseudo corso" (possiamo chiamarlo così?!) di informatica.
Aprire il blog è stata una fatica immensa, sia dal punto di vista pratico e tecnico che da quello psicologico perchè non mi andava proprio giù l'idea di andare a scrivere i fatti miei a giro.
Mia mamma è una prof di informatica ma se escludiamo la parte teorica è più incapace di me...al punto che a lezione si deve fare aiutare dai suoi studenti se ha problemi con il computer...e questo mi è sempre sembrato un paradosso incredibile! Probabilmente avrò ereditato i suoi geni...
Insomma, mi sto proprio appassionando grazie a tutte le cose nuove che scopro e delle quali non sospettavo neanche minimamente l'esistenza. Fra queste rientra delicious.
Non tanto per il fatto che si possano consultare i propri preferiti da qualsiasi latitudine, quanto piuttosto per il poter curiosare fra quelli degli altri. Il mio utilizzo del pc è estremamente ridotto, e, di conseguenza, anche le mie conoscenze in rete; per questo mi sembra molto utile poter vedere quali sono i siti ritenuti più interessanti da persone che conosco o anche da persone che non ho mai visto.
E poi io amo le classificazioni. Le ho sempre amate. Quasi in modo patologico. E queste tag mi piacciono molto! Come, ad esser sincera, sono molto invidiosa della macchina "classifica marmellate" :)
E, per concludere, sono rimasta molto stupita dai commenti che sono stati scritti su quel meraviglioso testo di more, lamponi e arance amare. A me non paiono difficili da seguire i vari articoli...anzi, mi stanno facendo eliminare tutti i preconcetti che ho sempre avuto sull'informatica e sulle cose ad essa annesse e connesse.

Assignment 4

Forse sono un po' in ritardo con questo post.

E' diverso tempo che ho stampato l'articolo e che me lo porto dietro, in treno, in autobus, all'università, sul divano, davanti al computer e sul comodino accanto al letto.

Se avessi commentato subito sarebbero sicuramente state parole più "di pancia" di queste, ma io ho bisogno di tempo. Ho bisogno di rimuginarci sopra. Ho bisogno di far girare le idee per la mia testa. Ho bisogno di cercare connessioni (giustappunto) con qualcosa che si trova nei cassettini della mia memoria e che magari sul momento non ricordo. Ho bisogno di dare una forma ai pensieri. Ho bisogno di pormi domande sull'argomento. Ho bisogno di giungere ad una conclusione: che non mi ero mai soffermata a riflettere con attenzione sull'argomento e ho quasi difficoltà a commentare per la quantità di lampadine che mi si accendono nel cervello. Ho bisogno di rendermi conto che è proprio vero che "è difficile affrontare il nuovo".

Devo confessare che quando ho inziato a leggere l'articolo ero quasi infastidita dalle continue critiche al sistema scolastico e alla scolarizzazione definita come rigida e del tutto impersonale. Ho sempre dato molta importanza alla scuola, allo studio e all'imparare. Mi è sempre piaciuto stare sui libri e scoprire cose nuove. E, riflettendoci (purtroppo queste cose si capiscono spesso troppo tardi), sono stata molto fortunata perchè ho avuto dei veri Maestri; certo sono stati pochi, si contano sulla punta delle dita di una sola mano, ma è stato proprio grazie a loro che non mi sono disamorata nei confronti della scuola e dello studio.

Ma, eccezioni a parte, è proprio vero che il sistema non funziona, che si sta appiattendo, che la parola "eccellenza" non è più intesa nel suo vero significato, che non si fa più attenzione al singolo e alle sue esigenze bensì a portare avanti tutti (poco importa se c'è chi cammina rilassato, chi è costretto a correre per stare al pari, chi zoppica e chi invece per lunghi periodi non si sforza neanche più di tanto). Vero è che se dovessimo considerare una classe come una rete, "i nodi, ai fini della funzionalità della rete, sono tutti equivalenti" e in modo equivalente vengono trattati, ma c'è un porblema: molti di questi studenti si troverebbero all'interno della rete non per propria volontà ma per imposizione e quindi, molto probabilemente, non avrebbero alcun interesse a condividere qualcosa con gli altri nodi e quindi non sarebbero fonte di crescita per nessuno. E tutto ciò perchè "abbiamo perso la sensibilità necessaria per comunicare con le entità vive, non le sappiamo più ascoltare, non sappiamo più parlare loro, abbiamo perso la capacità di empatizzare al punto che talvolta non le "vediamo" nemmeno". Sono totalmente d'accordo con questo. Non vorrei fare la pessimista o la cinica, ma tutto ciò è vero. Parlavo proprio ieri sera con un'amica che insegna diritto ad un ITI di Sesto Fiorentino: diceva di essere molto dispiaciuta perchè vede un numero sempre maggiore di ragazzi che non vogliono studiare, che non sanno cosa fare della propria vita, che non hanno interessi o passioni, che non fanno niente che possa sviluppare la loro rete di relazioni, che fanno solo i calcoli per arrivare con 5 insufficienze perchè sanno che anche così varrenno ammessi all'anno successivo (purtroppo, direi io). Forse non ricevono stimoli dall'esterno, forse non si interessano di niente, forse nessuno li spinge a fare qualcosa di attivo, ma per me questo è inconcepibile! Ho un glorioso passato di 12 anni di scout (di cui vado molto fiera, nonostante tutte le prese di giro che mi devo sorbire) e per questo non concepisco persone inattive e del tutto isolate.

Non volevo scrivere una crociata contro "i giovani d'oggi", stile vecchiette sedute sulla panchina di un parco. Purtroppo credo che questo discorso sulla mancanza di connessioni sia valido un po' per tutte le fasce d'età. Chi tiene bene in mente l'I care di Don Milani? Chi accudisce le proprie relazioni? Chi coltiva con amore i propri feed/ortaggi? Eppure ne avremmo così tanto bisogno. Anche Aristotele, prima di dire che "l'uomo è un animale politico", diceva che "l'uomo è un animale sociale". E proprio su questa nostra intrinseca necessità di connessioni che forse talvolta viene nascosta, schiacciata e repressa, concluderei con una poesia di John Donne:


Nessun uomo è un' isola

Nessuno uomo è un' isola;
Nessun uomo sta solo.

Ogni uomo è una gioia per me;
Il dolore di ogni uomo è il mio dolore.

Abbiamo bisogno l'uno dell'altro,
perciò io difenderò
ogni uomo come mio fratello;
ogni uomo come mio amico.





sabato 17 aprile 2010

Don't worry!

Per tutti gli stressati e gli impanicati...


lunedì 29 marzo 2010

Cirque du soleil!

Sabato sono stata a vedere "Saltimbanco", uno spettacolo del Cirque du Soleil.
Mi sono un po' documentata sulla compagnia: nel 1982, in Canada, il Club des Talons Hautes, un gruppo di artisti di strada, decise di organizzare un festival d'intrattenimento e, da lì a due anni, nacque il Cirque du soleil sotto la guida di Guy Lalibertè e Daniel Gauthier.
I loro spettacoli hanno girato il Canada, gli Usa, l'America del sud, l'Europa e perfino il Giappone. Hanno ricevuto numerosissimi premi, di ogni tipo: dalle coreografie ai costumi e dalle musiche alle scenografie. Per chi fosse interessato, www.cirquedusoleil.com.
Nonostante il nome Cirque, il loro è un circo fuori dalle righe, innovativo, fuori da ogni tipo di schema (soprattutto alla nascita). Sono spettacoli che non contemplano animali, ci sono solo acrobati, ballerini, clown e tanti altri personaggi con doti veramente notevoli. Sono fondamentali i costumi e gli allestimenti scenografici: è tutto molto allegro, colorato, quasi fantastico; caratteri fisici portati all'esagerazione (nasi lunghissimi, pance rotonde, orecchie strane), costumi con audaci accostamenti di colori, maschere buffe sui visi, guance rosse e capelli colorati. Sì, devo dire che, almeno nello spettacolo che ho visto io, tutto l'insieme mette molta allegria.
E ad incorniciare i loro spettacoli c'è una band che suona dal vivo. Ovviamente anche tutti i componenti della band hanno costumi che richiamano quelli degli artisti. E' incredibile quanto riescano ad essere perfettamente sincronizzati con i movimenti degli acrobati, all'inizio non avevo visto il palco della band e pensavo ci fosse una base, ma invece...
Tutti molto bravi, ma i numeri che mi sono piaciuti di più sono sicuramente quello delle due trapeziste e quello sulle pertiche cinesi. Sono mozzafiato. E non aggiungo altro, lascio che siate voi a commentarli da soli...

ps Tanto perchè possiate rendervi conto dell'eccentricità dei costumi, ho scoperto che:

usano più di 20 km di stoffa all'anno...avete idea di quanti siano 20 km?!

e che dal 1998 ad oggi sono state prodotte, tra fatte e/o rifatte, circa 5000 paia di scarpe...altro che "In Her Shoes" o "Sex and the City"...!!!

venerdì 26 marzo 2010

Che ne è stato di te, Buzz Aldrin?

E' il titolo di un libro che mi è stato regalato per natale. Devo confessare che sia il titolo che l'autore, Johan Harstad, non mi dicevano assolutamente niente; e per di più la copertina mi pareva abbastanza triste: colori spenti e un ragazzo con le mani in tasca, insomma niente di accattivante. Poi ho letto l'opinione dell'autore sulla quarta di copertina e ho iniziato subito a leggerlo. La riporto qui, nella speranza che anche qualcuno di voi ne sia attratto e decida di leggere il libro.

"Che ne è stato di Buzz Aldrin? Chi si ricorda del secondo uomo che ha messo piede sulla luna dopo Neil Armstrong?
Per Mattias, nato in quella mitica notte del 20 luglio 1969, il capitano Edwin "Buzz" Aldrin è un idolo, simbolo di tutti coloro che svolgono il proprio compito e spariscono nella folla, contenti di fare la loro parte, essere una ruota dell'ingranaggio.
Non tutti vogliono essere il numero uno, e Mattias si è ostinatamente votato all'invisibilità: How to disappear completely?, dice una canzone dei Radiohead amata dall'autore. Così ha sempre tenuto nascosto il suo talento per il canto,tranne un'unica volta: quando l'ha fatto esplodere al ballo del liceo per conquistare l'amore di Helle. E anche se l'amico Jorn l'ha sempre pregato di cantare nella sua band, Mattias resta lontano dai riflettori: lavora in un vivaio e coltiva il suo giardino, una vita felicemente normale. Ma anche un ingranaggio ben funzionante rischia di incepparsi e da un momento all'altro si può essere sbalzati fuori dalla sicurezza dela propria orbita, in assenza di gravità. Mentre tutto gli crolla attorno, Mattias segue la band di Jorn per un concerto alle isole Faroe e sbarca nella magnifica desolazione del loro paesaggio lunare: forse è in questo luogo dimenticato che vanno a finire le cose perdute, forse è qui che Mattias può ritrovare se stesso, affrontare i propri fantasmi e scoprire che non si può fluttuare nello spazio della propria solitudine, che l'amicizia e l'amore ci impediscono di sparire completamente. Una scrittura pulsante come una colonna sonora che macina rock e cultura pop in un crescendo di immagini sorprendenti, nitide e intrise di una poesia lieve e malinconica. Un inno al non apparire che è una salutare provocazione in una società ossessionata dal protagonismo."

E' uno dei miei libri preferiti, una volta iniziato l'ho letto tutto d'un fiato.
E' incredibilemente coinvolgente, sembra di essere accanto a Mattias, di stare al suo fianco, di entrare nei suoi pensieri. E anche le descrizioni dei paesaggi sono mozzafiato: mi hanno fatto venire proprio voglia di visitare la Faroe.
La storia di Mattias merita decisamente un po' di attenzione.

sabato 20 marzo 2010

Eureka!

Ho trovato! Dopo giorni e giorni a spremermi le meningi sull'argomento più adatto per il blog, ho deciso che non ci sarà proprio nessun argomento. Solo un insieme di idee, di suggerimenti, di ricordi, di consigli, di riflessioni...insomma un insieme di lampadine che si accendono.
Buona lettura a tutti!